Relazione storico artistica
Le vere origini del complesso risalgono al 1289 quando Papa Niccolò IV istituì l’Ordine delle Terziarie Francescane esaudendo la volontà di quattro nobildonne reatine che intendevano ritirarsi a vita monastica. Le religiose presero il nome di monache di S. Chiara e su loro richiesta e con delibera di Papa Gregorio XIII nel ‘500 divennero di clausura. Per le funzioni religiose le monache utilizzavano la chiesa di S. Francesco ma grazie a lasciti, elemosine e l’acquisizione nel 1460-1463 di alcune case con orto attiguo costruirono una piccola chiesa in prossimità della loro casa, dedicata a S. Stefano, voltata a crociera ed orientata sull’asse Est-Ovest. Nella seconda metà del ‘400 la chiesa fu ricostruita con dimensioni maggiori ed ulteriormente ampliata tra il 1567 ed il 1570 con la solenne consacrazione del 1594. La progettazione della chiesa e l’esecuzione delle opere fu affidata ai maestri lombardi Antonio Delfini, Domenico Liberati, Antonio di Giacomo Scalabrini, tutti di Bellinzona ed a Giorgio e Giovanni Percivoglio di Domodossola. Gli ambienti del monastero, anch’essi oggetto di ampliamento di pari passo con l’ingrandirsi della chiesa, erano spesso voltati e decorati con elementi pittorici. Nel 1511 Marcantonio Aquili dipinse per il refettorio delle monache la tavola della “Resurrezione”. Il trittico riportava alla sua base la dicitura” MARCUS ANTONIUS MAG.RI ANTONATII ROMANUS DEPINXIT MDXI” ed è ad oggi custodito presso il Museo Civico. Con un decreto del 1860 i beni religiosi furono incamerati dalla cassa Ecclesiastica e dal 1870 sia la chiesa che il monastero entrarono in possesso del Comune per destinarli ad alloggi per le truppe. Alle suore fu consentito di alloggiare in una parte del convento a loro riservata. Il 2 luglio 1924 le suore acquisirono dal Comune di Rieti il solo edificio conventuale per adibirlo a Scuola Pubblica Complementare. Mentre la chiesa rimase al FEC. Nel 1930 la chiesa fu completamente restaurata. La sua facciata presenta a destra il campanile formato di due ordini ciascuno con quattro bifore. All’interno si trova l’altare della Madonna della Neve con un quadro del ‘700 di scuola romana. Al museo civico è conservato anche un bassorilievo con la vergine ed il bambino che apparteneva alla prima chiesetta e che nel 1601 fu portato in quella nuova. Gli eventi storici del monastero sopra descritti ci dimostrano come il complesso si sia evoluto, modificato, ampliato nel tempo come spesso è accaduto per gli edifici ecclesiastici presenti a Rieti.
Ne è esempio lo stesso ex Seminario Vescovile che prende origine dai due edifici medievali del Podestà e del Palazzo Pretorio e che il Vignola nel 1564, sull’onda dei dettami del Concilio di Trento, trasforma in edificio ecclesiastico e che viene successivamente ampliato in più fasi nel ‘600 e nel ‘700. Il Monastero di S. Chiara, incastonato nel tessuto urbano della città e accarezzato dall’alveo del fiume Velino, ha seguito lo stesso iter ma di certo con motivazioni ed accadimenti diversi. Sono dunque riconoscibili i diversi periodi storici del suo crescere specialmente dal punto di vista architettonico ed è proprio questa la motivazione che dovrebbe spingerci a salvaguardare i luoghi che la storia ci tramanda in maniera decisa con interventi oggetto di corretta progettualità, di verifica, di controllo delle scelte nelle opere di recupero, rinnovamento, restauro, di Manutenzione sia Ordinaria che Straordinaria nonché di opportuna individuazione dei materiali di finitura. IL complesso del Monastero di S. Chiara, importante nella sua estensione, conserva intatti i valori storico-artistici di base e va inserito a ragion veduta fra gli edifici storici di Rieti di maggior interesse.